Sono le ore 08:46 dell’11 settembre 2001, a New York, e il volo American Airlines 11, dirottato dai terroristi di Al Qaeda, viene fatto schiantare contro la facciata settentrionale della Torre Nord del World Trade Center di Manhattan, frantumando uno dei simboli dell’Occidente, e portando morte e distruzione nel cuore della “Grande mela”.
Alle ore 9:03, un altro commando di attentatori islamici, che ha dirottato il volo United Airlines 175, lo fa dirigere con tutta la sua potenza distruttrice verso la facciata meridionale della Torre Sud, che alcuni minuti dopo l’impatto implode, disintegrandosi, e collassando su sé stessa, sprofondando al suolo con migliaia di vite umane, che subiscono la stessa orribile sorte delle persone presenti nella Torre Nord.
Le Twin Towers, inaugurate il 4 aprile 1973, hanno rappresentato per decenni gli edifici più alti del mondo, ma questa loro maestosità si è dissolta di fronte ad attacchi terroristici, tanto devastanti, quanto inaspettati.
Alle ore 09:37, un terzo aereo, il volo American Airlines 77, viene dirottato da un altro commando terroristico contro il Pentagono, sede del Dipartimento della Difesa, nella contea di Arlington, in Virginia, causando il crollo della facciata ovest dell’edificio ed uccidendo 189 persone.
Alle ore 10:03, si schianta un quarto aereo, il volo United Airlines 93, diretto inizialmente verso Washington, ma precipitato, successivamente, in un campo, nei pressi della Pennsylvania, in seguito ad una rivolta dei passeggeri, deceduti assieme all’equipaggio e agli stessi terroristi.
Le immagini, le voci e il sonoro di queste quattro “missioni di morte” non appartengono ad un film dell’orrore, ma rappresentano la realtà per coloro che sono stati protagonisti di quei terribili eventi – le vittime, i feriti e le persone che hanno assistito dal vivo agli attentati terroristici – e per coloro che sono stati "spettatori virtuali" – gli internauti e gli spettatori televisivi di tutto il mondo che hanno vissuto quelle scene di “terrore”, attraverso gli schermi di televisori, computer e telefoni cellulari, negli uffici, nei bar, nei ristoranti, per strada, nei parchi, nei supermercati e nelle abitazioni. Le 2977 vittime e i 6000 feriti degli attacchi terroristici rappresentano i capri espiatori, sull’altare di quell’Occidente industrializzato, definito dallo sceicco arabo Osama Bin Laden, come “Grande Satana” statunitense da combattere.
L’egiziano Mohamed Atta, capo dei 19 attentatori suicidi dell’11 settembre 2001, porta a compimento, in modo scientifico, la propria missione di morte commissionatagli dal leader dell’organizzazione terroristica Al Qaeda, Osama Bin Laden. È certo che vi sono indubbie complicità del regime talebano con gli attentati dell’11 settembre 2001, dato che lo sceicco saudita, leader di Al Qaeda, ha sempre avuto rapporti economici e basi logistiche, sia sul territorio dell’Afghanistan, che sul territorio del Pakistan, dove verrà successivamente eliminato, in seguito ad un’azione di antiterrorismo, soprannominata “Operation Neptune Spear”, portata a compimento da un commando dei Navy SEAL statunitensi.
Guardando a quei terribili avvenimenti dell’11 settembre 2001, a venti anni di distanza, molteplici incognite si pongono sullo scenario internazionale: se è vero che le intelligence dei vari Stati e nazioni hanno fatto tesoro di quella tragica esperienza, rafforzando i sistemi di controllo e di prevenzione dei fenomeni eversivi e terroristici, è anche vero che i gruppi terroristici operanti nel secondo ventennio del XXI secolo si sono bene attrezzati, usufruendo di strumenti altamente tecnologici e di propaganda, che il web e le nuove reti telematiche mettono a disposizione. Gli stessi talebani, ritornati prepotentemente al potere nell’agosto del 2021, in seguito al ritiro delle truppe statunitensi, stanno utilizzando le nuove tecnologie e i canali social per veicolare la loro propaganda estremista e reazionaria.
Anche l’avvento del Covid-19 ha prodotto nuove paure ed incertezze negli individui, che vanno ad aggiungersi a quelle legate agli attentati terroristici nelle varie parti del pianeta. Attacchi terroristici che sono proseguiti nei Paesi occidentali, anche negli anni successivi al 2001, con la strage di Atocha (una stazione di Madrid), avvenuta l’11 marzo 2004, con gli attentati di Parigi alla sede del giornale satirico Charlie Hebdo, il 7 gennaio 2015, e con la strage del Bataclan, a Parigi, il 7 novembre 2015, con la strage di Nizza, del 14 luglio 2016, con la strage di Marsiglia, del 1 ottobre 2017, con gli attentati di Monaco di Baviera, del 22 luglio 2016, con la strage di Hanau, nei pressi di Francoforte, del 19 febbraio 2020, con l’attentato terroristico di Manchester, del 22 maggio 2017, con l’attentato di Londra, compiuto il 3 giugno 2017, con gli attentati a Bruxelles, del 22 marzo 2016 e con la strage di Vienna, del 3 novembre 2020.
Ci troviamo, quindi, in una perenne “emergenza sociale”, dato che, vivendo in un “mondo liquido”, i pericoli risultano essere sempre più variegati ed imprevedibili. D’altronde, come sostiene il filosofo ceco, di origini ebraiche, Vilém Flusser: “Il presente non è decadenza, bensì emergenza di una nuova forma sociale”.
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